Malasanità in Piemonte: i condannati per colpa grave devono risarcire

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Malasanità in Piemonte: i condannati per colpa grave devono risarcire

La Malasanità in corsia costa e non poco. Ogni anno, infatti, giungono nelle aule di giustizia contabile piemontesi almeno una ventina di processi per il risarcimento di pazienti vittime di negligenza in corsia ed il numero di fascicoli aperti è decisamente più corposo: basti pensare che le denunce annuali che arrivano sulle scrivanie dei magistrati contabili superano le 200.
A conti fatti, in Piemonte ogni anno la malasanità costa più di 26 milioni di euro: questa è la cifra stanziata e inserita nel bilancio dalla giunta regionale per il Fondo di Garanzia per le vittime di malasanità piemontesi. A questa cifra si vanno, poi, ad aggiungere le spese assicurative e di gestione dei sinistri, sostenute dalle varie ASL e che ammontano a circa 21 milioni di euro.
Ma il Fondo di Garanzia della Regione ha un sistema a franchigia, ossia risarcisce fino ad una certa cifra che varia a seconda del tipo di incidente, oltre intervengono le assicurazioni. Ad esempio, con questo sistema piazza Castello paga fino ad un milione di euro per danni in sala parto, 650 mila per i decessi e 500 mila per gli altri incidenti.
I dati dell'azienda ospedaliera Città della Salute, Aso capofila delegata a pagare i risarcimenti alle vittime della malasanità piemontese,dicono che ci sono ogni anno tra le 900 e le mille richieste di risarcimento danni.
Per recuperare i soldi pubblici spesi per risarcire i pazienti vittime di malasanità, la Corte dei Conti di Piazza Castello ha deciso di portare sul banco degli imputati medici e infermieri condannati per colpa grave, anche a distanza di dieci o vent'anni.
Bisogna anche tener presente che non tutti i casi finiscono nelle aule di tribunale, anzi la maggior parte dei contenziosi si risolve senza arrivare davanti al giudice. Fino a poco tempo fa, infatti, i danni "da incidente" erano risarciti con estrema facilità alla fine di un’istruttoria, con tanto di perizia. Ed il risarcimento era ancora più celere se c'era anche solo il sospetto di una colpa professionale, spesso senza nemmeno coinvolgere gli stessi  medici e infermieri.  
Invece, da quando è entrata in vigore la legge Gelli, l’azienda sanitaria ha l’obbligo di avvisare i professionisti che possono prendere parte all’istruttoria contestando l’eventuale negligenza.
Questo provvedimento di garanzia è estremamente importante anche in vista di un’azione di rivalsa da parte della giustizia contabile. Infatti, per poter procedere alla rivalsa da parte della Corte dei Conti, i magistrati devono dimostrare la "colpa grave" di medici e infermieri, la colpa lieve non basta.
E sempre la legge Gelli ha istituito un tetto al diritto di rivalsa dei giudici contabili, che non possono richiedere al professionista una somma che superi il triplo dello stipendio lordo dell’anno in cui è avvenuto l’evento. Un limite che pone a carico dei contribuenti una (eventuale) parte di risarcimento.  
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Fonte: La Stampa - Cronaca di Torino